Il valore del Cambiamento Evolutivo nel metodo Kanban: evolvere per adattarsi e prosperare

Nel mondo della gestione aziendale e dello sviluppo tecnologico, la parola cambiamento evoca spesso immagini di riorganizzazioni drastiche, produttività in calo a seguito di tali iniziative e resistenza da parte del personale coinvolto. Il metodo Kanban propone un approccio radicalmente diverso: il cambiamento evolutivo. Invece di imporre trasformazioni traumatiche, Kanban promuove un’evoluzione graduale e collaborativa, partendo dalla situazione attuale per costruire un’organizzazione più resiliente, adatta allo scopo (fit-for-purpose) e, in ultima analisi, costruita per la sostenibilità a lungo termine.


Il fumetto originale sulla copertina del libro Kanban: Successful Evolutionary Change for Your Technology Business di David J. Anderson.

Inizia con quello che fai oggi: un principio fondamentale

Il cuore del cambiamento evolutivo in Kanban risiede nel principio di Change Management “Inizia con quello che fai oggi“. Questo approccio rispetta i processi, i ruoli e le responsabilità esistenti, evitando di scatenare quella crisi psicologica che spesso accompagna i cambiamenti strutturali drastici. I metodi tradizionali di gestione del cambiamento e molti approcci Agile spesso impongono nuovi ruoli e riorganizzazioni, che possono essere percepiti come una minaccia all’identità, allo status e alla dignità delle persone, generando resistenza. Come ha affermato Peter Senge, “le persone non resistono al cambiamento, resistono all’essere cambiate”.

Il cambiamento evolutivo è di natura normativa, ovvero si concentra sulla modifica di metodi e strumenti senza alterare immediatamente la struttura sociale. Questo approccio riduce l’ansia e la paura, rendendo le modifiche più accettabili e, di conseguenza, più facili da istituzionalizzare.

Il motore del cambiamento: stressor, riflessione e atto di leadership

Il cambiamento evolutivo non avviene per caso, ma è guidato da tre elementi essenziali, magnificamente illustrati nella vignetta sulla copertina del libro Kanban: Successful Evolutionary Change for Your Technology Business di David J. Anderson:

  1. Uno stressor: è necessaria una motivazione per cambiare. Può trattarsi di insoddisfazione per lo stato attuale, come evidenziato dalle frasi “Sono bloccato“, “Ho troppo da fare” o “Non ho nulla da fare” nella vignetta. Lo stressor crea una tensione emotiva che spinge alla ricerca di un miglioramento.
  2. Un meccanismo di riflessione: la Kanban board e le Cadenze Kanban (Team Kanban Meeting, Replenishment Meeting, Service Delivery Review, ecc.), forniscono l’occasione per visualizzare e riflettere sugli stressor. Le cadenze sono meccanismi di riflessione codificati, progettati per catalizzare la domanda di cambiamento.
  3. Un atto di leadership: senza un catalizzatore, la frustrazione diventa inerzia. La frase “Facciamo qualcosa al riguardo!” rappresenta l’atto di leadership che trasforma la riflessione in azione. Questo va oltre la semplice iniziativa, tipica di organizzazioni poco strutturate, perché catalizza l’azione di tutto il gruppo. Valorizzare gli atti di leadership è fondamentale perché comportano un rischio personale; l’organizzazione deve quindi creare sicurezza psicologica per incoraggiarli.

Un percorso guidato: il Kanban Maturity Model (KMM)

Il Kanban Maturity Model (KMM) funge da roadmap per questo percorso evolutivo, fornendo una guida pragmatica, basata sull’evidenza, per raggiungere una vera agilità aziendale. Il KMM riconosce che le organizzazioni meno strutturate non sono in grado di gestire grandi iniziative di cambiamento con profonde fasi di transizione. Propone invece un approccio incrementale con tante piccole transizioni, molto più adatto a tali contesti.

Il modello utilizza le pratiche di transizione per introdurre piccoli stressor, pensati per scuotere le persone dalla loro zona di comfort e creare una richiesta (“pull“) per ulteriori cambiamenti. Queste pratiche sono normative e facili da adottare, preparando il terreno per le pratiche di consolidamento, che sono necessarie per raggiungere i risultati attesi per un determinato livello di maturità ma che incontrerebbero resistenza se introdotte troppo presto. Questo modello, simile al coaching sportivo, applica la giusta dose di stress per catalizzare il miglioramento senza portare l’organizzazione e le persone a un punto di rottura.

I benefici tangibili del Cambiamento Evolutivo

Adottare un approccio evolutivo con Kanban porta a vantaggi significativi e duraturi.

  • Robustezza e antifragilità: i processi che emergono da forze evolutive sono intrinsecamente più robusti e adatti al contesto specifico rispetto a soluzioni progettate ‘a tavolino’. Le soluzioni progettate a tavolino sono fragili, il cambiamento evolutivo è robusto. Questa capacità di adattarsi continuamente agli stress ambientali è ciò che Nassim Nicholas Taleb ha definito antifragilità.
  • Riduzione della resistenza: evitando cambiamenti strutturali drastici, si minimizza la resistenza emotiva radicata nella minaccia all’identità. L’approccio “sii come l’acqua” suggerisce di aggirare gli ostacoli (la resistenza) scegliendo cambiamenti normativi che non attaccano il thymos (lo spirito, l’identità) delle persone.
  • Cambiamenti che si istituzionalizzano: poiché i cambiamenti emergono in modo collaborativo e vengono proposti dalle persone che compongono l’organizzazione stessa, hanno molte più probabilità di essere interiorizzati e di diventare “il modo in cui qui facciamo le cose“. Sono cambiamenti che durano nel tempo, anche al cambiare delle persone.
  • Migliore performance economica: un approccio evolutivo è molto più economico. Uno studio comparativo della China Merchants Bank ha mostrato che Kanban ha prodotto risultati migliori e più rapidi di altri approcci a solo una frazione del costo per dipendente, proprio perché evita la necessità di un coaching costante per gestire la crisi psicologica indotta dai metodi più drastici.
  • Costruzione della resilienza organizzativa: il cambiamento evolutivo è al centro della costruzione della resilienza. Permette di orchestrare rapidamente nuovi servizi e di adattarsi a crisi e turbolenze di mercato. In un’epoca in cui la resilienza è il nuovo imperativo per i leader, l’approccio evolutivo di Kanban fornisce gli strumenti fondamentali per costruirla.

Conclusione

In conclusione, il valore del cambiamento evolutivo nel metodo Kanban non risiede solo nel miglioramento dei processi, ma nella trasformazione fondamentale dell’organizzazione in un’entità vivente, capace di apprendere, adattarsi e prosperare in un mondo complesso e in continuo mutamento. Non si tratta di implementare una nuova metodologia, ma di integrare nel DNA dell’organizzazione la capacità di evolvere.

Ho pubblicato originariamente questo articolo per il portale Kanban Help, al quale collaboro insieme al collega Luca Gambetti.
Visita Kanban Help – www.kanban.help – per conoscere gli strumenti formativi e di coaching che ti possono aiutare a introdurre il metodo Kanban nella tua azienda.

La sindrome del ‘plateau della presunta eccellenza’: quando il successo iniziale arresta l’evoluzione

Nel percorso di miglioramento organizzativo, in particolare quando si adotta un approccio di cambiamento evolutivo come quello proposto dal metodo Kanban, è fondamentale essere consapevoli delle trappole comuni in cui si rischia di inciampare. Una delle più insidiose è la sindrome del cosiddetto ‘false summit plateau‘ (traducibile con ‘plateau della presunta eccellenza’, la traduzione è mia). Capire questa sindrome è fondamentale per non fermarsi dopo i primi successi e per continuare a perseguire un’evoluzione che porti a benefici più profondi e duraturi.

Che cos’è il cambiamento evolutivo?

Il metodo Kanban si basa su un approccio al cambiamento che è intrinsecamente evolutivo. A differenza dei metodi che propongono cambiamenti strutturali drammatici e prescrittivi, spesso introducendo nuovi ruoli e riorganizzazioni, il metodo Kanban mira a un cambiamento incrementale. L’idea è iniziare da ciò che si fa attualmente e migliorare gradualmente nel tempo. L’approccio risulta meno minaccioso e genera minori resistenze, in quanto evita di intaccare l’identità individuale e le dinamiche sociali consolidate. In questo contesto, il cambiamento evolutivo non ha un punto finale prestabilito: si definisce piuttosto un risultato desiderato o accettabile e si adattano i processi per avvicinarvisi. Il percorso si sviluppa affrontando un problema alla volta: si identifica la principale criticità, la si risolve e si passa poi alla successiva.

L’emergere del plateau della presunta eccellenza

Dopo aver adottato inizialmente il metodo Kanban, spesso attraverso iniziative in contesti limitati, le organizzazioni sperimentano rapidamente una serie di benefici tangibili. Nelle organizzazioni meno strutturate, l’attenzione si focalizza spesso sul benessere delle persone, con l’obiettivo di contenere lo stress, ridurre il sovraccarico e rafforzare il senso del lavoro quotidiano. A questo livello, i team o piccoli gruppi sociali iniziano a collaborare e sviluppano un senso di identità di squadra.

I risultati tipici che si ottengono e che portano alla percezione di “aver fatto Kanban” includono:

  • Sollievo dal sovraccarico e da ambienti stressanti.
  • Miglioramento della trasparenza.
  • Miglioramento della collaborazione.
  • Sensazione di aver “ottenuto ciò di cui avevamo bisogno”.

Questa fase di successi iniziali porta l’organizzazione a raggiungere quello che viene definito il ‘plateau della presunta eccellenza’. L’organizzazione ha raggiunto alcuni benefici evidenti e utili e crede di aver già sperimentato tutti i vantaggi del metodo Kanban.

Perché si ferma l’evoluzione?

Il problema è che, sebbene validi, questi successi rappresentano solo adozioni limitate del metodo. I benefici più significativi, tipici dei livelli di sviluppo più avanzati, restano in gran parte inespressi.

Il plateau si manifesta quando l’organizzazione si adagia sui successi iniziali. Il raggiungimento di una migliore dinamica di team, pur essendo un traguardo positivo, può trasformarsi in una zona di comfort. L’inerzia tende a consolidarsi attorno alla coesione sociale del gruppo. Sebbene il metodo Kanban favorisca l’evoluzione dei ruoli e dell’identità attraverso cambiamenti condivisi, il progresso si blocca di fronte a una serie di barriere all’adozione.

Nelle organizzazioni poco strutturate, la leadership è spesso caratterizzata da un approccio ancora reattivo o operativo, più che strategico, e da una ridotta gestione del rischio, il che rende difficile sostenere iniziative di cambiamento significative. Per superare lo stadio attuale e progredire verso livelli più evoluti di organizzazione, è necessario affrontare ostacoli più profondi, spesso di natura sociologica e psicologica.

Alcune delle barriere comuni che contribuiscono a rimanere bloccati al plateau includono:

  • Cultura individualistica: resistenza anche a processi a livello di team per motivi culturali e di identità.
  • Immagine di sé ‘eroica’: preferenza per azioni individuali piuttosto che per il lavoro di squadra.
  • Sfiducia nei confronti dei processi e della governance, alimentata dal timore che possano trasformarsi in meccanismi burocratici eccessivamente rigidi.
  • Comportamenti dei clienti focalizzati esclusivamente sui propri vantaggi.
  • Resistenza all’idea che tutti possano contribuire attivamente alle decisioni gestionali.

In particolare, il passaggio a sistemi organizzativi maggiorente strutturati, affronta ulteriori barriere:

  • Perdita di identità e scopo nei manager: lo sviluppo del lavoro di squadra mette in crisi i manager tradizionali, che possono sentirsi privati del loro ruolo e della loro autostima.
  • Ambizione e ricerca del potere: manager con interessi personali nel mantenimento dello status quo o con un’identità fortemente legata ai metodi consolidati, che percepiscono l’evoluzione organizzativa come una minaccia al loro potere e alla loro identità.
  • Mancanza di pensiero sistemico: difficoltà a percepire l’organizzazione come una rete di servizi interdipendenti.
  • Mancanza di focalizzazione sul cliente: alcune organizzazioni non adottano una visione centrata sui servizi e bisogni del cliente finale, limitando i benefici alle sole aree interne.
  • Mancanza di una direzione condivisa: senza uno scopo chiaro e significativo, il progresso risulta difficile da sostenere.

Quando un’organizzazione ritiene di aver ottenuto i benefici desiderati con le prime adozioni e si adagia su questi risultati, le barriere latenti rimangono inevase e l’impulso evolutivo si arresta. La percezione di “aver fatto Kanban” genera una mancanza di motivazione a proseguire nel difficile percorso di cambiamento necessario per superare le resistenze più profonde.

Superare il plateau con il KMM

È proprio qui che il Kanban Maturity Model (KMM) assume un ruolo fondamentale. Il KMM è stato creato per evidenziare come molte adozioni iniziali, che sono parziali, lascino inespresse numerose opportunità di beneficio aggiuntivo. Fornisce una roadmap per un’adozione più ampia e profonda nel tempo, articolata in sette livelli, ciascuno con risultati osservabili, pratiche specifiche e una cultura associata.

Grazie al KMM, le organizzazioni possono valutare il proprio livello di evoluzione e identificare le pratiche più appropriate da implementare per passare al livello successivo. Queste pratiche sono studiate per generare il “giusto grado di stress”, incentivando il miglioramento continuo senza provocare rotture. Inoltre, il KMM aiuta a riconoscere e mitigare le barriere all’adozione specifiche di ogni livello di evoluzione, offrendo una guida per rompere l’equilibrio esistente e raggiungere un nuovo equilibrio stabile al livello successivo.

Plateau della presunta eccellenza vs. overreaching

È utile notare che il ‘plateau della presunta eccellenza’ rappresenta una delle due modalità di fallimento più comuni nell’implementazione del metodo Kanban. L’altra è il cosiddetto ‘overreaching‘ (traducibile come ‘eccesso di ambizione’, la traduzione è sempre mia). Quest’ultimo si verifica quando un piano di transizione risulta troppo ambizioso, puntando direttamente a un sistema organizzativo fortemente evoluto. Spesso è il risultato della pressione esercitata da consulenti desiderosi di dimostrare la propria competenza ed efficacia. Tuttavia, un cambiamento troppo drastico e strutturale può generare una destabilizzazione profonda, portando in molti casi all’abbandono dell’iniziativa.

Al contrario, il metodo Kanban — se implementato con il supporto del KMM — promuove un approccio incrementale, basato su piccoli passi successivi, molto più adatto a favorire il successo, soprattutto nelle organizzazioni inizialmente poco strutturate.

Conclusione

La sindrome del ‘plateau della presunta eccellenza’ rappresenta un ostacolo significativo al cambiamento evolutivo. Si manifesta quando, dopo aver ottenuto rapidi benefici iniziali, le organizzazioni credono erroneamente di aver completato il proprio percorso con Kanban e interrompono il processo di miglioramento. Sebbene questi primi successi siano legittimi, spesso si limitano ad adozioni parziali che lasciano inespresso un ampio potenziale di crescita.

Superare questo plateau richiede consapevolezza del fatto che esiste un livello successivo e la disponibilità ad affrontare barriere più profonde — di natura culturale, psicologica e sociologica — che ostacolano l’evoluzione organizzativa.

Strumenti come il Kanban Maturity Model (KMM) possono fornire una direzione chiara: aiutano a visualizzare il percorso evolutivo, a riconoscere dove si trova l’organizzazione e a proseguire oltre il punto di stallo. Il KMM consente di sbloccare benefici più significativi in termini di focalizzazione sul cliente, gestione del flusso di lavoro, prevedibilità e resilienza.

Il cambiamento evolutivo, infatti, non è una destinazione, ma un viaggio continuo.

Ho pubblicato originariamente questo articolo per il portale Kanban Help, al quale collaboro insieme al collega Luca Gambetti.
Visita Kanban Help – www.kanban.help – per conoscere gli strumenti formativi e di coaching che ti possono aiutare a introdurre il metodo Kanban nella tua azienda.

Il legame indissolubile tra leadership e responsabilità nel Metodo Kanban

Nel contesto dinamico del metodo Kanban, la leadership e la responsabilità emergono come due facce della stessa medaglia, intrinsecamente collegate per guidare il cambiamento evolutivo e il successo organizzativo. In questo senso voglio approfondire quanto già introdotto nel precedente articolo, che potete rileggere qui.

L’immagine (fonte: Kanban University) evidenzia quanto sia fondamentale, per promuovere una leadership efficace a tutti i livelli, delegare le responsabilità verso i livelli più operativi dell’organizzazione.

La leadership come atto di responsabilità a ogni livello

Contrariamente a una visione tradizionale che confina la leadership ai vertici gerarchici, in un sistema Kanban, la leadership è definita principalmente come un atto, un’azione, non semplicemente una posizione. Si manifesta nella capacità di ispirare gli altri all’azione attraverso l’esempio, le parole e la riflessione. In quest’ottica, la responsabilità diventa un elemento fondante della leadership. Chiunque intraprenda un’azione per il miglioramento, per risolvere un problema o per far progredire il lavoro si assume una responsabilità.

La leadership è necessaria a tutti i livelli per raggiungere la creazione di valore e il miglioramento continuo. Incoraggiare atti di leadership significa quindi promuovere un ambiente in cui gli individui si sentano autorizzati e motivati a contribuire con le proprie idee e a prendere iniziativa. Questa presa di iniziativa è intrinsecamente legata alla responsabilità di portare avanti le azioni intraprese.

La responsabilità come fondamento del cambiamento evolutivo

La leadership è un elemento chiave nella formula per il cambiamento evolutivo, che include uno stressor, un meccanismo di riflessione e, appunto, un atto di leadership. Senza una leadership attiva, i momenti di riflessione potrebbero non tradursi in azioni concrete. La responsabilità dei leader, a tutti i livelli, è quella di catalizzare le discussioni e spingere all’azione per affrontare le sfide.

L’impedimento al miglioramento è spesso una mancanza di leadership, e questa mancanza è frequentemente dovuta a una mancanza di responsabilità. Un’organizzazione che valorizza la leadership a tutti i livelli deve di conseguenza promuovere una cultura di accountability, dove gli individui sono ritenuti responsabili delle proprie azioni e dei risultati dell’organizzazione (ho spiegato il concetto di accountability in un articolo che potete rileggere qui).

È importante distinguere tra il prendere responsabilità per le azioni e l’accettare la responsabilità per i risultati. Una maturità organizzativa più profonda richiede individui con una motivazione altruistica e orientata al servizio, che comprendano l’impatto del loro comportamento sugli esiti collettivi dell’organizzazione. L’accountability non avviene magicamente; richiede meccanismi di feedback per riflettere sugli esiti e sulle azioni individuali.

È fondamentale che ci siano persone disposte ad assumersi la responsabilità in prima persona, agendo con affidabilità, mettendosi in gioco concretamente (“skin in the game”) e accettando rischi personali. Questo approccio è basato sul pensiero di Nassim Nicholas Taleb che, nel suo libro Skin in the Game, esplora i principi chiave alla base di resilienza, robustezza e antifragilità.

La maturità della leadership e la crescita della responsabilità

Il Kanban Maturity Model (KMM) illustra come la maturità della leadership sia strettamente legata alla maturità organizzativa. I diversi livelli di maturità della leadership descrivono anche differenti approcci alla responsabilità.

  • In organizzazioni non strutturate o poco strutturate, la leadership è “Abdicated”, si osserva una mancanza di responsabilità da parte dei leader, che evitano di prendere decisioni.
  • In presenza di maggiore maturità organizzativa, la leadership diventa più attiva e responsabile nel guidare il cambiamento e nel prendersi cura del benessere delle persone e dell’organizzazione.
  • In organizzazioni ad elevata maturità organizzativa, leader guidati da uno scopo elevato (“Purpose-Driven/Altruistic”), dimostrano una forte responsabilità verso l’intera organizzazione e il suo valore.

La responsabilità nei ruoli di leadership formali

Anche se la leadership non è confinata ai soli ruoli gerarchici, le figure con responsabilità formali, come i manager, hanno un ruolo cruciale nel dimostrare leadership attraverso la responsabilità per i risultati e per il seguito concreto che viene dato alle iniziative di miglioramento. Una delle situazioni spesso osservate è che i manager percepiscono il loro ruolo come quello di ‘massimizzare l’utilizzo delle persone per tenerle occupate’, piuttosto che concentrarsi sui risultati e sulla soddisfazione del cliente. Per questo agiscono come semplici ‘assegnatori di compiti’, senza assumersi la responsabilità di comprendere le dinamiche del business e del flusso di lavoro e di guidarne il miglioramento continuo.

L’introduzione di ruoli specifici come il Flow Manager e il Delivery Manager in un sistema Kanban sottolinea ulteriormente l’importanza di definire e assegnare precise responsabilità per supportare il flusso di lavoro e la maturità organizzativa.

Guidare con i valori: un atto di responsabilità etica

Per sviluppare una leadership efficace e responsabile, è anche fondamentale guidare con i valori. I leader hanno la responsabilità di introdurre i giusti valori culturali all’interno dell’organizzazione e di agire come esempio, promuovendo comportamenti allineati a tali valori. Questa responsabilità etica è cruciale per costruire una cultura di fiducia e per garantire che la leadership sia orientata al bene comune dell’organizzazione.

Conclusione

In sintesi, la leadership nel metodo Kanban è intrinsecamente legata alla responsabilità. Essere un leader significa agire, prendere iniziativa e, di conseguenza, assumersi la responsabilità delle proprie azioni e dei risultati collettivi. Una cultura che promuove la leadership a tutti i livelli è una cultura che incoraggia la responsabilità individuale e collettiva.

La maturità della leadership, che si sviluppa di pari passo con la capacità di assumersi responsabilità sempre maggiori, è un fattore determinante per la crescita e il successo di un’organizzazione che adotta il metodo Kanban. Coltivare leader responsabili, a ogni livello, è quindi un investimento essenziale per un cambiamento evolutivo efficace e duraturo. Senza tale investimento, le organizzazioni rischiano di rimanere bloccate, dipendenti da pochi individui e incapaci di affrontare le sfide in modo resiliente.

Ho pubblicato originariamente questo articolo per il portale Kanban Help, al quale collaboro insieme al collega Luca Gambetti.
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